Traghetto Livorno-Olbia delle ore 08.30.
Quest’anno ho deciso di riposarmi un pò e come meta ho scelto la bellissima e tanto ambita Sardegna. Terra del pecorino, dei nuraghi e delle fantastiche spiagge, essa mi ha subito affascinato e oltre a fare la “lucertola ” in spiaggia e rimpinzarmi di seadas (sebadas), ho potuto dare un occhiata ai prodotti che partorisce questa stupenda regione, quelli che più amo…si, sto parlando di vino.
Allora…
La Sardegna conta di un superficie vitata di 26.000 ettari, di cui il 13% si trova in montagna, il 69% in collina e il 18% in pianura; la produzione è maggiormente di vini rossi e rosati, ma non mancano le eccellenze “bianche”.
Secondo degli studi, la vite e il vino sono residenti in questo territorio da circa 5.000 anni e si presuppone che siano stati i Fenici a portarla sin qui, anche se per via della sua strategica posizione geografica è stata un incrocio di svariati popoli, come gli Arabi, i Cartaginesi, Romani, Pisani, Aragonesi etc.., che hanno influenzato la viticoltura locale, (pensate che le uve del Cannonau e del Carignano sono state introdotte dagli Spagnoli).
L’enologia sarda si arresto per un periodo a fine del 1800, a causa dell’arrivo della fillossera, cancellando quasi la totalità della sua viticoltura, ad eccezione delle viti che dimoravano su terreni sabbiosi; solo dal 1950 in poi si ha una netta ripresa, grazie alla nascita di cantine sociali che però puntavano più alla quantità che alla qualità, ma con il passare del tempo la Sardegna si è fatta spazio nell’enologia italiana, ritagliandosi un bel pezzettino di fama con la produzione di vini eccellenti.
Dotata di un patrimonio di uve autoctone molto vasto, la Sardegna si può dividere in due, in maniera approssimativa: nella parte centrale- settentrionale vi è maggior produzione di vini bianchi, mentre nella parte meridionale si produce di più vini rossi, ma come ho detto prima, approssimativamente. Il sistema di allevamento tradizionale è l’alberello, ma si sta assistendo ad un cambiamento, che va nella direzione della viticoltura moderna, con sistemi di allevamento a spalliera e/o tendone.
Le principali uve bianche che troviamo sono: la Malvasia Bianca, la Malvasia di Sardegna, il Nasco, il Nuragus, il Semidano, il Torbato, il Vermentino e la Vernaccia di Oristano; mentre tra quelle rosse si ha: il Bovale, il Cannonau, il Caddiu, il Carignano, il Girò,il Nieddera, il Monica e il Cagnulari; ma ce ne sono molte altre, talvolta assemblate con i classici vitigni internazionali.
Le principali zone di produzione sono: il Vermentino di Gallura, a nord dell’isola, che vanta dell’unica DOCG, la Vernaccia di Oristano, che da vita a uno dei vini più antichi sardi e il famosissimo Cannonau di Sardegna, coltivato maggiormente nella zona di Nuoro.
Scendendo nel dettaglio, possiamo parlare come già citato sopra del famoso Vermentino di Gallura, un vino elegante dal profumo fruttato che accompagna un pò tutte le eccellenze di pesce sarde, creato sia dalla passione e cura dei vignaioli locali, sia dal caratteristico microclima e terreno di dove viene prodotto, a nord dell’isola.
Sempre a Nord, in Gallura, troviamo il “Moscato” il “Nebbiolo”: il “Moscato di Tempio DOC”, nella versione spumante-dolce, è uno dei più fini vini da dessert dell’isola mentre il rosso “Nebbiolo” (noto come “Nebbiolo di Luras) sta prendendo sempre più piede nel panorama vitivinicolo. Sempre al Nord, ma in altra zona, troviamo il “Torbato”, lungo la costa adiacente alla città di Alghero, esso è un vino bianco secco che esiste anche in una speciale versione di uve selezionate con il nome di “Terre Bianche”.
Nella zona di Alghero si producono oltre al Torbato anche il “Cannonau”, il “Vermentino di Sardegna”, il “Nasco” ma anche trovano spazio il “Cabernet Sauvignon” e il “Sauvignon” mentre più a sud, nella zona collinare della Planargia, in provincia di Nuoro, famoso è il bianco “Malvasia di Bosa DOC”, dolce e anche non dolce, dall’eccellente profumo di fiori.
Sempre in provincia di Nuoro, sul lato opposto alla costiera di Bosa, troviamo, come detto prima il rosso “Cannonau ”, cantato da Gabriele D’Annunzio per le sue doti. Il Cannonau Nepente di Oliena nasce da uno dei rari terreni italiani composti da argille nummulitiche, le stesse dei terreni che originano gli “Champagne” di Reims ( cit.).
Da non dimenticare la “Vernaccia di Oristano DOC”, vino bianco da invecchiamento, di antica origine, dal colore quasi oro, che accompagna senza esitazione la deliziosa pasticceria sarda e sempre di antica origine è il “Semidano”, oggi in fase di riscoperta. Dall’Oristanese proviene anche il rosso “Nieddera” ( io l’ho provato nella versione rosato, direi non male!).
Più a sud troviamo quello che forse è il più antico vitigno della Sardegna, il “Nuragus”, con la denominazione di “Nuragus di Cagliari DOC”, vino bianco secco, oggi rivalutato dalle produzioni di alcune cantine sociali e sempre sulla sia del Nuragus si ha la Malvasia di Cagliari Doc, calda e avvolgente.
E come ultimo gioiello di questo excursus enologico isolano si possono considerare le rinnovate produzioni del “Carignano del Sulcis DOC”: di probabile antica origine francese, il Carignano è oggi un vino di pregio che da prodotti ottimi, considerato la perla della Sardegna, da provare anche nella versione passito. (provato nella versione rossa della Cantina Santadi, fa legno per 16-18 mesi, elegante e pieno, consiglio!)
Questa è una bella carrellata dell’enologia sarda, ma di prodotti ce ne sono a bizzeffe, uno sempre meglio dell’altro, l’unica cosa da fare sapete quale è? Chiedere qualche giorno di ferie, fare una bella traversata in nave e arrivare in questo affascinante territorio, provando tutto ciò che ha da offrire.
Semplice vero? A parole si, certamente, vi ho solo dato un consiglio 🙂
La vostra WineBlogger, Greta Orsolini
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