C’è chi la chiama moda, per qualcuno è una filosofia, un modo di essere, ma non si può non dire che il Bio è una realtà di tutto rispetto che ha preso piede nel agroalimentare italiano e non solo.
Ma che cosa è il biologico ?
E’ un modello di agricoltura sostenibile, che mira alla valorizzazione dell’ambiente e delle sue risorse, puntando sulla salvaguardia del prodotto finito e della salute del consumatore.
Il Bio ha delle norme ben precise, che prevedono l’uso di uve coltivate solo attraverso un metodo biologico, ossia senza uso di sostanze chimiche di sintesi e senza OGM, il terreno dove nascono le uve è un terreno sano, che mantiene un equilibrio con la flora e fauna esistente, si ha un impiego responsabile dell’energia, delle risorse naturali così da produrre un vino di qualità, con la Q maiuscola.
Nel Regolamento Bio sono previste una serie di restrizioni nell’utilizzo di determinate pratiche enologiche e sostanze coadiuvanti nel corso della vinificazione, un produttore bio può usare 44 additivi, coadiuvanti etc, un produttore convenzionale circa 70; si ha dei limiti nell’uso della solforosa e come dicevo precedentemente l’uva in questione è coltivata senza l’impiego di sostanze chimiche, concimi (solo naturali) diserbanti, insetticidi e anticrittogamici.
Il Bio quindi si impone come dogma quello di conservare la fertilità del suolo, evita il più possibile l’inquinamento dell’ambiente, contrasta l’erosione dei suoli e preserva il mantenimento della sostanza organica.
Il Biodinamico invece fa sempre fede alla coltivazione biologica, unendo però una sorta di filosofia, una sorta di Credo che la contraddistingue dalla precedente.
Fondatore della Biodinamica è un Rudolf Steiner, padre dell’Antroposofia, e grazie a lui appunto, questo modo concepire la viticoltura si sta diffondendo a macchia d’olio.
Pur non essendo ancora riconosciuta a livello legislativo, questa nicchia dell’agricoltura è regolamentata dall’associazione Demeter, e oltre a allontanare la chimica e l’uso al minimo dei macchinari, l’agricoltura biodinamica si basa sul corso naturale della natura e delle sue risorse, si ha l’impiego dei famosi “ preparati biodinamici” (compost naturali) in diversi momenti dell’anno e attraverso gli equilibri cosmici, soprattutto le fasi lunari, si ha la gestione della vigna e delle pratiche colturali.
E i vini naturali? Sono i vini realizzati senza l’uso di additivi chimici ne di manipolazioni o aggiunte da parte dell’uomo, le uve son trattate con sostanze naturali, come zolfo e rame ma con dosaggi minimi, le pratiche colturali anche esse son effettuate solo se strettamente necessarie, si ha un incremento della biodiversità in vigna, con lo scopo finale quindi di non snaturare un qualcosa che è “naturale per definizione”.
E’ quindi biologico? No, perché il bio ha maglie più larghe per quanto riguarda l’uso di additivi e le pratiche ammesse.
E’ quindi biodinamico? Nemmeno, poiché in questo caso abbiamo una filosofia precisa e un approccio diverso.
Per il vino naturale una regolamentazione non c’è, ma ciò non è essenziale, la cosa importante è quello che questi vignaioli ci offrono, un vino sano, puro, senza artifizi.
Queste sono tre realtà importanti in un modo che al giorno d’oggi dimentica un pò quella semplicità e quella purezza, sono esempi che come unico scopo hanno il rispetto della naturale e il benessere dell’ecosistema e di chi ne fa parte, rappresentando un qualcosa di unico, raro quasi…
Biologico, Biodinamico e Vino Naturale, tre facce di una viticoltura diversa, ma coscienziosa, ponderante e sana, che oltre a farci amare la nostra terra, ci porta in tavola dei veri e propri gioliellini di cui andare fieri.
Greta Orsolini, la vostra WineBlogger
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